TRAVELMUNDIS.....il sito dei liberi viaggiatori
Home Destinazioni Volontariato Gap Year Career Break Diario di viaggio Lavoro all'estero Chi siamo
Destinazioni:
bullet Europa
bullet Asia
bullet Africa
bullet Medio Oriente
bullet Americhe
bullet Oceania
bullet Antartide

Volontariato:

bullet Nazionale
bullet Internazionale
bullet Progetti

Gap year (giovani)

Career break (pausa carriera)

Solo travel

Famiglia in viaggio

 

 

 

Diario di viaggio

Viaggio in Tibet

Alla ricerca di Shangri-La  

Tratto dai viaggi di

Michael Wood (storico)

Vai alla Pagina precedente

Pagina 2

 

Dopo cinque giorni di duro cammino, ci ritrovammo in Tibet, e precisamente a Hilsa, dove incontrammo alcuni amici di Lhasa e due jeeps.

Sistemammo le nostre valigie e bevemmo un caldo tè al gelsomino insieme ai giovani cinesi, soldati di confine.

Dopo che questi se ne andarano, la nostra guida, Tsewang, mi disse: " I soldati dell'arma cinese sono degli strani esseri umani, una cosa inconsueta e' accaduta in loro. Quando gli guardi negli occhi è come se gli fosse stata strappata anima."

 

Ci dirigemmo verso Purang, una citta' di confine dallo stile wild west, con pochi negozi, ma con dei karaoke bars, unico svago delle truppe cinesi.

Continuammo  il nostro viaggio verso nord-ovest mentre la catena del versante indiano dell'Himalaya incominciava ad apparire di fronte a noi.

 

La grandiosità del Gurla Mandata con le sue vette innevate si inalzava alla nostra destra.

 

Il passo del Gurla si presentava adornato da pietre e da bandiere di preghiera. Queste come da tradizione vengono appese nei punti più in alto: sui tetti, sugli alti passi o in cima ai Monasteri o agli Stupa, affinché le preghiere sopra incise possano essere facilmente trasportate dal vento fino al cielo.

Pochi metri più avanti e ci fu la prima vista del monte sacro, il monte Kailash, ancora lontano per ben 60 km...provai un improvvisa emozione, ho aspettato questo momento per cosi' tanto tempo...

Per secoli, la strana forma del monte Kailash, solitario e isolato dal resto della catena Himalayana, ha suscitato forti sentimenti nell'immaginario dei popoli.

Per le religioni Bönpo, e per quelle del Jainismo, i Buddismo e  Hindu, questo luogo rappresenta il centro dell'universo, come dimostrasi dalla loro arte e dalle numerose leggende millenarie. La sacralità del Monte Kailash è disarmante.

 

Proseguendo per il nostro cammino, iniziammo a intravedere i bordi del lago Manasarovar, il lago di acqua dolce alla massima altitudine del mondo, e visto dai pellegrini come l'origine dei quattro grandi fiumi asiatici: Indu, Brahmaputra, Gange, e Sutlej.

Seduto sulla riva del lago presso Chiu Gompa andai incontro ad un sentimento di euforia nel pensare al luogo nel quale mi trovavo. Nello stesso tempo provai sentimenti di malinconia per la sorte del popolo Tibetano.

Nello stesso istante, mentre mandavamo giù un caldo tè allo yak, quasi leggendo la mia mente,  Tsewang disse:

 

    " nell'occidente, la morte è vista come una disgrazia; voi siete così ambiziosi, lavorate così duro, avete la smania del possesso. Domandandovi quando la morte arriverà, vivete nella paura di morire. Nella cultura Buddista, la morte si pratica sin dal principio dei giorni: non essere così ambiziosi, aiutare il tuo prossimo, avere compassione, condividere la propria ricchezza, accetare la morte naturalmente, sin dagli inizi. Qui, nel Tibet non sappiamo cosa sia lo stress".

 

Ci dirigemmo verso ovest, fermandoci nella sorgente termale di Tirthapuri prima di continuare per la selvaggia e fredda prateria. Attraversammo fiumi di ghiaccio e colline di uno strano colore, dall'arancio al marrone, al rosso, il tutto appariva come se il panorama fosse fatto di metalli in decomposizione.

Continuammo a salire oltre i 5000 metri in altitudine....ed eccola, di fronte a noi, il Nanda Devi, la montagna sacra.

 

Continua alla pagina 3

 

 

 

 

 

 

 

Diario di Viaggio

Legislazione

Viaggia sicuro

Turismo solidale

News