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Diario di viaggio

 

     Viaggio e volontariato in India

                         by Sissy

 

India:  Settembre 2005

continua dalla pagina 1

Arrivammo all’altezza dell’imponente ‘Red Fort’ nel cuore della vecchia Delhi dopo circa 20 minuti di intenso traffico. Io e Gemma potemmo visitare il forte solo dall’esterno in quanto momentaneamente chiuso per il turno di preghiere quotidiano.

Nonostante la folla incontrammo immediatamente il resto dei ragazzi. Dalle porte della maestosa Lahore Gate (l’entrata principale del Forte Rosso) ci immergemmo nei colori del mercato di Chandni Chowk dove con molta diffidenza comprammo dei dolcetti caldi; in effetti l’igiene delle cucine ambulanti puo’ destare qualche preoccupazione per chi come noi occidentali non ha ancora abituato il proprio sistema immunitario al famoso ‘Delhi Belly’. Ho pertanto lasciato i dolciumi ad altri stomachi più coraggiosi...per ora!

Dopo ore vagando per le strette vie del mercato, tra folla umana e animale, la fame incominciò a farsi sentire in tutti noi e così decidemmo all’unisono di prendere un pasto tipico e economico in un caffe’ del posto...ma ecco che il nostro cammino venne interrotto da un improvviso e breve acquazone monsonico, che esperienza!

In due secondi gli ambulanti avevano già custodito le loro uniche e care proprietà all’interno dei locali e noi trovammo un instantaneo rifuggio in un piccolo negozietto di articoli elettronici ( alquanto obsoleti per i nostri standard). Il benvenuto del negoziante fu ancora più straordinario, ci offrì un sicuro riparo dalla pioggia con tanto di caldo chai, il famoso Tè al latte speziato.

Sapevo che in Delhi avrei visto numerosi cani randaggi, scimmie e altro ancora, tuttavia non mi aspettavo di vedere un elefante nel mezzo del traffico cittadino al mio primo giorno di visita! Proprio nel bel mezzo del bazar ne ho visto uno grande e grosso 'guidato' da un ragazzino che sicuro e fiero procedeva lentamente per chissà quale destinazione.

La giornata successiva ci impegnò nella visita al Gandhi Memorial (Raj Ghat) per rendere onore a uno degli uomini più importanti della storia dell’umanità, Mahatma Gandhi. Il memorial è composto da una grande area verde da dove si ammira parte della città, e nel cui centro si trova il memorial di Gandhi, e da un interessante museo dove si ammirano fotografie e documenti di questo grande personaggio della storia dell’India.

Lasciato il memorial, dopo circa 20 minuti di auto-rickshaw, ci ritrovammo ai magnifici Giardini di Lodhi, un bel parco con degli splendidi edifici in stile Lodhis, dinastia musulmana che governò parte dell'India del nord nel 16° secolo. Senza dubbio, non fosse stato per il caldo nervosamente umido e l’aria assolutamente irrespirabile la visita al parco si sarebbe potuta definire perfetta!

Dopo una breve visita alla decadente Connaught place (il cuore commerciale della città nonchè il centro di Delhi) e al Jantar Mantar, il bellissimo antico osservatorio astronomico, urgeva un rientro immediato all’ostello per un riposo obbligato!

Trascorro ancora un’altra breve notte a Delhi per poi prendere il treno per raggiungere il luogo del volontariato, Amarpurkashi (Uttar Pradesh). Sveglia alle 04.30, colazione super veloce, lavata e via per la stazione,  il treno parte alle 06.00 del mattino.

Le stazioni indiane sono inequivocabilmente una esperienza tutta da vivere! La folla umana è vasta. Stese per terra, le persone dormono ovunque; alcune di queste vivono nelle stazioni in condizioni umane degradanti.

Ho sempre amato viaggiare in treno. È un viaggio che ti permette di stare con te stessa, di osservare, di pensare e allo stesso tempo di conoscere nuove persone, di sfiorare le loro storie e le loro uniche vite (informazioni sulle Ferrovie dell'India)

Lungo il tragitto ho potuto quantificare la miseria che ancora pervade l’India e la grande metropoli di Delhi. Lungo il percorso ferroviario mentre si usce dalla città, si intravedono gli slums (le baraccopoli di Delhi contano ben più di 2 millioni di abitanti) i cui abitanti di primo mattino si concentrano verso l'esterno nelle spaziose distese d'erba per esplettare le proprie funzioni fisiologiche all’aria aperta.

Appoggiata immobile al finestrino del treno potei raccogliere ma non quantificare lo stato di rassegnazione di questi uomini, donne,  bambini, persi nel loro sguardo verso il treno che partiva. Se solo fosse che ad ogni partenza, ogni treno potesse raccogliere le speranze assopite di questa povera gente per portarle lontano dalla loro povertà...ma dove? mi chiedo (spero di scoprirlo nel luogo dove mi sto dirigendo).

A circa un ora di tragitto da Delhi, siamo ormai fuori dall’area metropolitana. Paesaggi agricoli si oppongono con forza a quelli urbani. I piccoli villaggi che si incontrano lungo il percorso sembrano possedere edifici e case ben più 'sane' di quelle incontrate uscendo da Delhi.

I vagoni del treno sono sempre più affollati. Ad ogni stazione, il treno si ferma giusto il tempo per venire (letteralmente) affrontati dagli sguardi dei giovani ragazzotti locali che tra risate e eccitazione ci gridano dietro ‘UN volunteers, UN volunteers’...volontari si ma non delle Nazioni Unite...

Spesso il treno si deve fermare per i numerosi animali che affollano i binari: capre, vacche, buffali, maiali, cammelli e naturalmente scimmie. La sacralità dell’animale continua ad essere sacra. Ovviamente!

E la lentezza del treno continua inesorabile, tanto che dopo circa 7 ore di viaggio la stanchezza fisica incomincia a farsi sentire...stiamo per arrivare...forza ci manca poco...gli altri dormono...ma come fanno?! Stephen chiacchera (in inglese interroto da qualche parola in Hindi) con un uomo di mezza età della vicina Chandausi...ascolto con discrezione la loro conversazione sulla famiglia dell'India moderna...

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